mercoledì 16 agosto 2017

Cronaca del 14 agosto 2017

Vado di fretta verso l'ospedale per la periodica donazione di sangue, ad essere precisi si tratta di una multicomponente: plasma più piastrine.

Parcheggio, attraverso la strada sulle strisce pedonali e svolto a destra sul marciapiede verso l'ingresso. Noto un ragazzo africano seduto per terra che tende la mano ad ogni passante, un altro è seduto più avanti. Vado oltre, del resto sono già in ritardo.

Poco prima delle porte noto un bambino con il braccio ingessato che cammina dando l'altra mano al padre. Il bambino è contento e quasi ride, forse è sollevato dal fatto che il peggio è passato e che ora può tornare a casa tranquillo. Il padre lo tiene vicino e sembra quasi lo voglia portare al più presto via da lì. Immagino che a casa si mettano a giocare insieme.

Entro e imbocco il corridoio verso il centro donatori. Cammino di fretta (sono in ritardo) ma riesco ad osservare le persone che incrocio. Una donna sui sessanta cammina in senso opposto, piange e cerca di nascondersi con una mano. Il pianto è forte anche se non fa rumore, non posso non interrogarmi su che cosa possa essere successo. Una malattia che ha passato il punto di non ritorno? Un legame di tutta una vita che si è spezzato? Una diagnosi difficile da accettare?

Quando ho terminato esco e cammino senza fretta verso l'auto, oltrepasso quelli che cercano di vendermi un kit di primo soccorso per finanziare non so bene che cosa (tanto sono tutte palle).

Passo ancora davanti al ragazzo africano. Dopo più di due ore è ancora lì sull'asfalto sotto il sole. Praticamente immobile, avrà vent'anni o poco più. Prendo qualcosa dal portafoglio e torno indietro di qualche passo. Gli allungo il denaro e gli chiedo il suo nome. Lo saluto e gli auguro buona fortuna e lui mi risponde con un sorriso. Mi chiedo quale potrebbe essere i suoi pensieri per il futuro e cerco di immaginare come deve essere difficile restare così fermi su quel marciapiede.

Prendo l'auto e torno verso casa. Nei miei pensieri ritrovo queste persone.

martedì 9 maggio 2017

Sinestesia?

Quando ascolto della musica mi vengono in mente alcune associazioni tra tonalità e colori. Se la musica non usa la tonalità non trovo un'associazione precisa.

Si tratta di una forma di sinestesia?

Probabilmente no ma la trovo ugualmente una cosa curiosa. Magari l'oro del RE maggiore è il risultato di un'associazione con l'oro degli ottoni e alcuni brani scritti in questa tonalità dal carattere solenne ottenuto proprio usando questi strumenti.

Ad ogni modo per me vale questo (per brevità ho omesso # e b)


Modo maggiore

Tonalità Colore
DO Bianco
RE Oro/Rosso
MI -
FA Verde
SOL Rosso/Giallo
LA -
SI -

Modo minore

Tonalità Colore
DO Nero
RE Rosso scuro/nero
MI -
FA Nero
SOL Rosso scuro
LA -
SI Rosso

Non è tutto qui: la tonalità di SOL minore, ad esempio, più che il colore rosso scuro mi fa pensare al velluto di colore rosso scuro. In altre parole ci sono anche connessioni con gli altri sensi.

Penso che terrò aggiornato questo post.

mercoledì 5 aprile 2017

Apologia del flauto dolce

Mi riferisco proprio il flauto della scuola media. Spesso bistrattato e sottovalutato, chiamato impropriamente piffero (che invece è uno strumento ad ancia doppia e che quindi si discosta molto dal flauto per quanto riguarda il meccanismo di generazione del suono) è in realtà uno strumento molto valido dal punto di vista didattico.

Un ragazzo che riesce a suonare bene un brano anche di modesta difficoltà tecnica (intendo dire: a tempo, con il fraseggio giusto, senza errori di note e con un suono pulito) ha raggiunto un certo grado di coordinamento tra mani, vista, respirazione, ecc. e questo non è assolutamente un risultato di poco conto.

In primo luogo deve aver imparato le posizioni di apertura/chiusura fori e soprattutto aver imparato a passare dall'una all'altra sulla base di quanto scritto sullo spartito. Serve quindi lavorare sulle capacità motorie delle mani e stabilire un primo coordinamento con la vista. Le note vanno lette e capite e cioè associate in modo corretto al movimento delle mani. Se ci pensate bene vi rendete conto che non è affatto un obbiettivo banale da raggiungere.


Ma per produrre un bel suono con il flauto l'esecutore deve emettere fiato nella giusta quantità: le note più gravi richiedono un soffio più leggero mentre è il contrario per quelle più acute. Ogni tanto è necessario anche respirare ma quando farlo è una questione sia fisiologica che musicale. Molto spesso le frasi musicali sono concatenate in modo tale che il respiro dell'esecutore coincida l'articolazione del discorso musicale ma non sempre è così; in questi casi ci sono difficoltà supplementari che richiedono esercizio continuo per essere superate agevolmente. Ad ogni modo anche qui potete vedere che c'è da lavorare se si vogliono ottenere buoni risultati.

La qualità del suono è determinata anche dallo strumento in sè e qui va detto che gli strumenti a basso costo che si acquistano in cartoleria o al supermercato dimostrano i loro limiti. Nei negozi specializzati si possono acquistare strumenti migliori ma sempre a buon mercato (poche decine di euro).

Ma se esiste anche l'eccellenza: date un'occhiata al sito della ERTA Italia e poi mi dite. 

Un'ultima considerazione: quasi sempre i brani da studiare assegnati a scuola sono per un singolo esecutore ma nulla vieta di dedicarsi ad un repertorio scritto per più strumenti e affrontare quindi generi musicali polifonici più complessi senza per questo caricare gli esecutori di difficoltà tecniche eccessive.

Ad ogni modo se volete avere un'idea di che cosa si riesce a fare con un flauto dolce ascoltate questa trascrizione del concerto italiano di J. S. Bach (che in originale è per clavicembalo).

Poi ci sono persone entusiate come Fabio Vetro che suonano di tutto 😊.  

sabato 1 aprile 2017

Che strumento suoni? La pianola

Per molte persone io suono la pianola: non il pianoforte, non l'organo o altro strumento a tastiera (il sintetizzatore ad esempio) bensì la pianola.

Ritengo che sia arrivato il momento di fare un po' di chiarezza sulla questione 😄.

In effetti negli anni '70 e '80, se penso al mio contesto familiare/scolastico, o suonavi il pianoforte o suonavi "la pianola". Con questo termine ci si riferiva a tutta una serie di strumenti a tastiera tra loro diversi: l'organo elettronico, i piccoli chord organ prodotti ad esempio dalla Bontempi (molto simili all'armonium per quanto concerne la generazione del suono), ecc. La gente però semplificava e riduceva il tutto ad un unica parola: pianola.

Altri strumenti a tastiera che invece godevano di una loro individualità erano l'organo (cioè l'organo a canne) e l'organo Hammond ma si sapeva che qui si giocava in un altro campionato.

 Detto questo però, la pianola rimane uno strumento diverso da quello che comunemente viene inteso dalla gente: si tratta infatti di un pianoforte automatico, uno strumento che è in grado di suonare in modo autonomo brani musicali codificati per mezzo di fori su di un rullo di carta. Potete soddisfare la vostra curiosità consultando la pagina che wikipedia gli ha dedicato.

Perchè questo post?

A cavallo tra gli anni '70 e '80 si collocano le mie prime esperienze musicali (cioè suonare e scrivere musica) e in quel periodo il primo strumento a tastiera che ho avuto a disposizione era un organo elettronico prodotto dalla Farfisa che si chiamava "Bravo". Per i motivi spiegati sopra quello strumento, non assomigliando per nulla ad un pianoforte, non poteva che essere una pianola 😡.

E' chiaro che rispetto a "organo elettronico" o a "sintetizzatore" questa parola è più semplice da pronunciare e immediata. Ricorda infatti il nome del pianoforte ma nello stesso tempo qualcosa di diverso. Però io ci tenevo che la gente usasse il termine corretto perchè pianola suonava un po' da sfigati (inutile girarci intorno).

 Ma non ero certo l'unico: anche il grandissimo Rocco Tanica si è definito pianolista del gruppo Elio e le storie tese e non faccio fatica a capire il perché.

Oggi, con qualche anno in più sulle spalle, quando mi capita ancora di sentirmi definire come un suonatore di pianola mi limito a confermare il fatto (non senza un certo sentimento di orgoglio 😀).

giovedì 23 marzo 2017

Qualche annotazione su "Logic Tune"

Si tratta di un brano piuttosto breve, in sostanza un'improvvisazione registrata nel mio studio personale e ri-elaborata in un secondo momento.

"Ri-elaborare" un'improvvisazione significa innanzitutto trascrivere su pentagramma le note generate dal movimento delle dita. Questo passaggio è molto importante perché mette in chiaro quella che è l'"idea musicale" espressa nel momento in cui si è suonato e permette quindi di eliminare quelle note che suonano "sbagliate" e/o non coerenti con l'idea stessa. In altre parole è come se si correggesse la bozza di un testo. Una volta ottenuto un "testo corretto" è molto più semplice e piacevole lavorarci sopra per arricchirlo: introdurre variazioni, arrangiarlo, ecc. In sintesi l'improvvisazione mi permettere di catturare un'idea in modo relativamente semplice e pone le basi per un lavoro creativo più ragionato.


Ad essere precisi la parte improvvisata è la prima, quella che precede l'entrata della sezione fiati, quello che ascoltate dopo è stato invece scritto "a tavolino" che per me significa comunque stare alla tastiera. In questo punto infatti la parte dell'organo viene ripresa dalla chitarra elettrica come in un canone all'unisono e inutile nascondere che non è fattibile per me una cosa del genere mentre sto improvvisando.

Molti compositori scrivono senza dover dipendere dall'uso di uno strumento per ascoltare il progredire del loro lavoro ma non è il mio caso: le mie basi di solfeggio cantato (oggi si dice ear training) infatti sono davvero un po' povere 😁.


Sopra ho usato l'espressione "studio personale", anche se è corretta mi fa un po' ridere perché in realtà si tratta di pochi strumenti (tra reali e virtuali), un computer, due monitor audio e un paio di tastiere sistemati dove possibile nel piccolo appartamento dove vivo con la mia famiglia. Non vi dico esattamente dove perché ci sarebbe da ridere 😁.

Immagino che uno potrebbe chiedere di che genere è questo brano. In tutta sincerità avrei qualche difficoltà a rispondere con esattezza. Qualcuno mi ha detto che ricorda Jean Michel Jarre, altri "roba elettronica anni '80", prendete questo come risposta.


Ad ogni modo se volete ascoltare (o ri-ascoltare) il brano in questione eccolo qui

 

Se poi vi è piaciuto lo potete acquistare in uno di questi store. Nota bene: le variazione di prezzo tra uno store e l'altro non dipendono da me ma dalle politiche commerciali di questi
Potrebbe non sembrare una buona idea quella di prima regalare un ascolto e poi invitare ad un acquisto ma in fondo io credo nella sensibilità della persone e nel fatto che se uno apprezza veramente il lavoro di un autore sente poi il desiderio di esprimere la sua gratitudine o comunque di dare un riscontro concreto. Almeno io la penso così 😊.

In questo post sono andato un po' oltre il semplice commento al brano, ho descritto un po' anche il mio modo di lavorare e mi sembrava giusto farlo.

venerdì 17 marzo 2017

Primo post

Ciao a tutti,

questo è un post di prova. Ho creato questo blog perché non ho saputo resistere alla tentazione di fare qualcosa di piacevole e inutile allo stesso tempo 😏.

E poi è gratis, non inquina e non contiene l'olio di palma.

Prendere bene gli appunti

Perdendo tempo su Instagram mi sono imbattuto in un profilo pieno di foto di appunti presi con molta cura. Si trattava di appunti presi a sc...